New York City

Tardo pomeriggio.

All’ingresso di uno dei più lussuosi alberghi della città, un concierge osserva con un misto di incredulità e disgusto la giovane bionda in camicetta grigia accompagnare un senzatetto alla reception.

-Buongiorno. Vorrei una camera singola.

-Ehm… signorina, non credo che questo sia il luogo adatto per lei ed il suo…amico. Posso suggerire una modesta pensione a…

-Sono un’amica personale di Tony Stark. Il vostro albergo mi è stato consigliato da lui.

-Sì, ne sono sicuro. Purtroppo l’albergo è pieno, capisce ?

-Oh. Non importa – risponde lei  con un’espressione totalmente neutra sul viso. La faccia del senzatetto, invece, sembra dire “stai a vedere”.

La strana coppia esce dall’albergo, ed il concierge si meraviglia come possano ancora succedere cose del genere.

 

Trenta minuti dopo, i due ritornano con numerose borse sottobraccio. Fuori di sé, il concierge lascia la reception e li intercetta.

-Signorina, per piacere, credevo di essere stato chiaro.

-Secondo il mio amico lei non è stato sincero. Ci sono parecchie camere libere, ma non crede sia in grado di pagarle. In effetti, non avevo con me denaro contante. Mi scuso per il ritardo, ma non è stato facile trovare un bancomat libero.

Solo ora, il concierge guarda il contenuto delle borse. Soldi. Decine di migliaia di dollari, probabilmente.

-Ah…dev’esserci stato un malinteso, signorina…l’albergo era pieno, ma si è giusto liberata una stanza per lei e il suo…”amico”.

 

AVENGERS ICONS

presenta:

#29

JOCASTA in:

CONTATTO

 

Jocasta siede sulle lenzuola di seta, immobile. Il letto sembra quasi sprofondare sotto il suo peso metallico. Ad occupare il resto del letto, vestiti maschili ancora nelle borse.

Ha spento il travestimento olografico, per risparmiare le energie. Ha un aspetto quasi ridicolo, con la sua pelle lucida e metallica, ad indossare quei vestiti. Scarpe, pantaloni e camicetta la fanno sembrare una strana bambola.

Dal bagno proviene una leggera nebbia di vapore acqueo. La doccia ha funzionato in continuazione per quaranta minuti, quando si ferma.

-Aaah…non puoi immaginare quanto mi sia mancato… - la informa la voce estasiata di un uomo.

-In effetti…no. Il sapone mi rovina la carrozzeria.

-Grazie dell’offerta e dei vestiti, comunque. Ti ripagherò in qualche modo. Ah…i soldi sono tuoi, vero ? Non avevi nessuna carta, hai solo guardato il bancomat e quello ha iniziato a sputare banconote.

-E’ un piccolo conto spese. A pagare è direttamente Tony…Gli devo già centinaia di migliaia di dollari, una piccola aggiunta non farà differenza.

-In debito col grande capo, uh ? Cos’è che ha fatto per te, hm ?

-Mi ha costruito gratis.

-Su questo dovrò crederti sulla parola. Non hai nient’altro da dirmi su di te, bella ? “Robot assassino creato da Ultron, ricostruita da Tony Stark, alla caccia di un serial killer per motivi personali” è un buon riassunto, ma non mi dice abbastanza.

-Tu non sei stato molto più comunicativo, Contact.

-Come sarebbe a dire !? – risponde l’uomo, rientrando in camera da letto con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Decisamente fuori forma, ma adesso dimostra anche meno dei suoi 39 anni. L’unica cosa a collegare il suo aspetto a quello del senzatetto sono i lunghi capelli legati a coda di cavallo. Anche la barba è scomparsa.

-“Charles Contact, ex investigatore privato, barbone da quando il suo corpo è la cosa più tossica del mondo” è perfetto. Davvero, non c’è nient’altro sotto…

-Qual è l’origine del tuo tocco mortale ? – chiede Jocasta.

-Hhmmm….okay, forse c’è qualcosa sotto, ma non è necessariamente per te. A proposito, ti spiace voltarti ? – chiede Contact indicando l’asciugamano che ne copre le vergogne.

-Non ce n’è bisogno. Non mi imbarazzi e non provo interesse nei confronti dei tuoi genitali. Sarebbe come vergognarsi di farsi vedere nudi da un computer.

-Un computer con una memoria fotografica e una bocca. Dai, è tutto già abbastanza strano così.

Jocasta alza le spalle, si alza dal letto e si avvicina al telefono che si trova sul comodino, dando le spalle a Contact mentre si veste.

Il robot stacca il telefono dalla presa, e vi inserisce un cavo collegato al proprio avambraccio.

-Che stai facendo ? – chiede lui mentre si infila i calzoni.

-Controllo se il nostro bersaglio ha già commesso un nuovo delitto.

-Su Internet !? Credevo fossi collegata alla banca dati della polizia.

-Sì, ma nel farlo permetterei a Tony di scoprire la mia posizione. Non sono sicura che approverebbe il piano senza forzarmi a consegnarti alle autorità.

-E perché mai !? Non ho fatto niente !!! – si lamenta Contact indossando la giacca.

-Il tuo tocco uccide.

-Sì, beh, ci si fa l’abitudine. Senti, cercare l’assassino così alla cieca è da idioti. Dì un po’, come hai saputo di lui la prima volta ?

-Mi ha mandato un pacco alla REvolution. Conteneva occhi umani ed un biglietto con un estratto dall’Edipo Re. Indagando sui recenti delitti inspiegati, ho collegato le morti di numerose donne dal nome simile a “Jocasta” a cui erano stati cavati gli occhi.

-Quindi cosa intendi fare ? Hhmm ? Fare una lista di chi ha quel nome, e controllarle una per una ?

-Sì.

Contact si allaccia le scarpe, pensando alla risposta. E’ un piano molto semplice, molto logico…molto robotico.

-Ti ha mandato un pacco alla REvolution. Quante persone sapevano di poterti raggiungere lì ?

-Ventitré.

-Più precisamente ? – la incalza Contact.

-Anthony Stark. Iron Man. Wasp. Capitan America. Occhio di…

-Nessuno che non sia un super-eroe ?

-Mrs Arbogast, la segretaria di Tony Stark. Ed un paio di associati di cui non posso rivelare il nome, ma altrettanto fidati.

-Quindi come ti ha rintracciata ? Si è infiltrato nei computer di Stark senza che tu te ne accorgessi ? Mi sembra un po’ azzardato. Il tuo coinvolgimento è una cosa troppo strana, troppo pericolosa. Ma soprattutto è un vicolo cieco…

Contact si alza dal letto, infilandosi un paio di spessi guanti da giardinaggio che stonano decisamente con il completo firmato che indossa.

-Sappiamo troppo poco di questo serial killer. Immagino che tu abbia già fatto un controllo incrociato per capire se quelle donne avevano qualcosa in comune a parte il nome ? O se le abbia uccise in un ordine particolare, in posti particolari ?

-Posso controllare adesso… - risponde Jocasta, per concludere dopo una breve pausa: - No. Tutti vicoli ciechi.

-Allora il nostro unico indizio è il coltello “Made in Slorenia”, giusto ?

-Giusto.

-La Slorenia era piccola. Quante fabbriche per la produzione di coltelli da cucina avrà avuto ?

Una pausa. Lunga.

-Tre.

-Che esportavano in America ?

-Nessuna.

-Hhmmm. Okay. Sarebbe stato troppo facile. Dunque, dovremo fare una lista di tutti i collegamenti commerciali con quelle tre fabbriche, e cercare di seguire…

-Trovato.Passano dalla Germania e vengono rivenduti all’America. La ditta che gestiva la compravendita è fallita;si trovava a circa un chilometro da qui.

-Certo che sei utile come assistente, sai ?

 

Poco tempo dopo. Il Sole sta già tramontando, e quella che altrimenti sarebbe una normale conclusione per una giornata qualunque assume ombre inquietanti con l’avvicinarsi al magazzino abbandonato.

Il porto quasi deserto e silenzioso, in cui risuonano i passi lenti dei due improvvisati investigatori, è decisamente tetro.

-Un dieci per l’atmosfera, ma due per l’originalità. Questo serial killer è una noia mortale – commenta Contact per rompere il ghiaccio.

-Hai esperienza in questo genere di cose ? – chiede il robot.

-Se intendi i serial killer, no. Mai avuto a che fare con gli assassini. Se parli di morte… diciamo che ho dovuto imparare a ridimensionarla. Non è poi ‘sta gran cosa, dopotutto…

-Quindi la morte può diventare un’abitudine ?

-Purtroppo sì. A proposito, sono curioso…cos’è per te la morte, Jocasta ? Un errore di sistema irreversibile ?

-Forse. Non ho mai elaborato abbastanza l’argomento. Ultron mi ha programmata con un milione trecentoseimilanove sistemi per uccidere un essere umano, ma non è uno dei miei punti di discussione preferiti. E comunque, siamo arrivati.

Contact osserva il portone del magazzino, in cerca della serratura.

-Allora, come entriamo ? Sfondi la porta con un cannone protonico o che ?

-Ho una chiave universale – risponde Jocasta, subito prima che il portone automatizzato si apra da solo.

Il robot entra con calma, iniziando ad ispezionare il magazzino. Contact la segue per i primi due metri, senza vedere dove sta andando.

-Ah…per quelli di noi che non hanno la vista a infrarossi, che ne dici di un po’ di luce ?

In risposta, gli occhi di Jocasta si accendono come due fari illuminando l’intero magazzino che si rivela pieno di scatole, imballaggi e materiale industriale.

-Noti niente di insolito ? – chiede l’ex investigatore.

-Sto processando i dati disponibili.

-Okay. Sai, anche se questo fosse un buco nell’acqua, mi hai fatto venire un’idea…sai quanti crimini in meno dovreste fermare, mettendo una telecamera in ogni singolo magazzino abbandonato di New York ? Se ci pensi ci vanno tutti i criminali che hanno bisogno di radunarsi da qualche parte. Perché mettono le telecamere nei parcheggi e non dove prima o poi si raduneranno di sicuro una banda di spacciatori o i Signori del Male ?

-Se potessi evitare di citare un gruppo alle dipendenze del mio ex-marito te ne sarei infinitamente grata. Il sonar capta qualcosa di sospetto…

-Tra l’altro: Ultron ti considera sua sposa, ma ti ha creata lui quindi è tecnicamente tuo padre no ? E poi non penso che vi siate sposati sul serio, no ? Per me dovresti ridimensionare un po’ questa storia della “sposa di Ultron” e…

-Contact.

-Sì ?

-Ho bisogno di silenzio.

-Perché altrimenti i tuoi strumenti sofisticati non funzionano ?

-No. Perché mi fai innervosire.

-Come vuoi. Ora sto zitto.

Silenzio. Il battito di un cuore. Il sottile ronzio di un motore interno.

Una goccia di sudore.

-Jocasta ? Dì qualcosa, prima che la serata diventi più morta della gente che tocco.

-C’è del plutonio sotto di noi.

-Ecco un modo per ravvivare la conversazione che non si sente spesso… Quanto devo aspettare prima che mi cadano tutti i capelli ed inizi a brillare al buio ?

-Le radiazioni non possono arrivare fino a qui. Si tratta di un generatore termoelettrico a radioisotopi…la fonte di energia dei primi Ultron.

-Le telecamere possono aspettare, allora. Dove si trova il generatore ?

-Quattro metri sotto di noi. Secondi i dati che ricevo siamo sopra una piccola rete di gallerie.

-La tua “chiave universale” può farci entrare ?

-In un certo senso… - risponde il robot, spegnendo la luce che proviene dai suoi occhi.

Nel buio, Contact deve coprirsi le orecchie per sopportare il fracasso generato da Jocasta mentre si apre una botola con la pura forza bruta, accartocciando il pavimento come un vecchio tappeto. Il fascio di luce illumina il passaggio.

-Prima le signore e i robot – scherza Contact…con voce incerta.

 

Quando i due toccano terra, un rumore sordo si diffonde per il pavimento di metallo. E le luci si accendono da sole.

Un corridoio spoglio di qualunque valore estetico, male illuminato da un singolo neon. Quasi disumano nella sua efficienza.

-Ma guarda. Il vecchio mutande di adamantio aveva una casa abusiva… ehi, mi chiedo quanto sia vecchio questo rifugio. Chissà che non abbia visto una delle scritte Made in Slorenia e non abbia preso l’idea da lì…

-Forse è il caso che tu torni indietro. Questa doveva essere una delle basi strategiche di Ultron, dove teneva i pezzi di ricambio. Così vicino alla base dei Vendicatori…

-Fin qui me la sono cavata abbastanza bene, e poi sei stata tu a chiedermi aiuto.

-Contact, sto parlando di emettitori di particelle abbastanza potenti da stendere Thor,  microlaser che possono perforare l’armatura di Iron Man…

-Okay, ma Ultron è disattivato giusto ?

-Certo, ma guarda il soffitto. Ad Ultron non servono…

Veloce come un fulmine, un robot grande come un pallone da basket corre in direzione di Contact camminando su quattro tentacoli telescopici. Cerca di saltargli addosso, finendo trafitto da una scarica di raggi di energia provenienti dagli occhi di Jocasta.

Contact, che non ha fatto in tempo a vederlo arrivare, si porta una mano al petto e si appoggia al muro.

-Wheow…penso dovrai comprarmi un altro paio di pantaloni, Jocasta

Senza rispondere, l’ex Vendicatrice si abbassa e solleva il robot con una mano.

-Un drone di servizio. Ultron deve averli creati per tenere in ordine il suo laboratorio in sua assenza, e  come cane da guardia. Il design dei tentacoli ricorda quello del Dottor Octopus, forse Ultron pensava di costruirne una versione più grande come soldato.

-Quanti ne troveremo ? Quanto è grande questo posto ?

-E’ bassa tecnologia per Ultron, potrebbe averne fabbricati in gran numero. Ma la parte analizzabile dai miei sensori non si estende a più di altri trenta metri di gallerie...non dovremmo aspettarcene più di mezza dozzina.

-E se fosse stato uno di questi affari a riavviare la base ? Quanto intelligenti possono diventare ? – chiede Contact sfiorando il piccolo robot con i suoi guanti spessi.

-Non credo. Hanno meno capacità di memoria di un computer di dieci anni fa.

-Mi sembrava troppo facile. Fai strada tu ? Ed occhi molto vigili, mi raccomando.

 

Il viaggio è breve e non particolarmente emozionante. Altri quattro droni adottano la stessa identica strategia del fratello per uccidere Contact, e ne incontrano la stessa identica fine.

La luce è fioca, ma sufficiente ad illuminare la strada…un lungo, interminabile, monotono corridoio di metallo lucido. Non c’è un granello di polvere.

-Se Ultron si fosse dato alle pulizie domestiche invece che allo sterminio, avrebbe fatto… - inizia a scherzare Contact, fermandosi quando Jocasta gli fa cenno di stare fermo.

Sono arrivati ad un’ampia stanza vuota, illuminata da varie torce disposte lungo le pareti.

Si sente il rumore di uno spray. E si vede un uomo voltato di spalle.

Gli occhi di Jocasta si illuminano di rosso laser, ed i suoi pugni si chiudono.

-Chiunque tu sia, resta fermo con le mani alzate e non opporre resistenza.

Prima che l’uomo si volti, tutto quello che Contact ha visto è l’uniforme di uno spazzino colorata con vernice argentea metallizzata.

Quando l’uomo si gira, vede che tutto il suo corpo è ricoperto della stessa vernice…tranne la mano destra e parte del volto.

In quei punti, la carne si sta staccando dalle ossa per lasciare spazio a delle placche metalliche che si incastrano su quanto è rimasto di umano.

-Ancora un po’ e non mi avreste trovato pronto. Eheh

Alle sue spalle, un bancale ricoperto degli oggetti più disparati…coltelli insanguinati, saldatori, dozzine di bombolette di vernice spray, elenchi del telefono....

-Ho ragione di credere che tu abbia ucciso e mutilato dozzine di donne in tutta America, e sono legalmente autorizzata ad arrestarti. Non ci vedo niente di divertente.

-Tu sei lei, vero ? Jocasta, la moglie di Ultron. Sei sempre stata la sua creazione preferita…

-Cosa pensi di sapere di Ultron ? – chiede il robot, con una punta di rabbia nella voce mentre cammina risoluta verso l’assassino. Contact la segue con estrema cautela.

-Potresti spogliarti ? Devo vedere l’opera di Ultron con i miei occhi prima.

-Prima di cosa ? – chiede Jocasta, senza ottenere risposta.

Spegne il travestimento olografico, rivelando un robot dalle forme chiaramente femminili che indossa un paio di pantaloni e una camicetta grigia.

-Oh…sì. Sì ! Avevo ragione ! Il mondo della carne sta per finire, ed Ultron ha mandato un messaggero ! L’era delle macchine è giunta !

-Sì, sì, lode alla carneficina e tutto il resto – interviene Contact – Ma scusi mister, uhm, Ultron Junior, come mai i droni non l’hanno squartata appena è entrato ? Visto come si sono scagliati su di me, devono essere programmati per uccidere ogni singolo umano che vedono.

Il killer fa una piccola smorfia, rendendo ancora più estraneo il metallo conficcato nella sua carne.

-Jocasta, perché porti questo sacco di carbonio con te ? Ultron non è soddisfatto dei miei sacrifici ? Gli ho dimostrato di essermi pentito di essere nato di carne…ora mi aspetto la ricompensa…

-Rispondi alla sua domanda – dice Jocasta.

-Hm. I droni ci riconoscono come creazioni di Ultron, e non è costruttivo distruggere ciò che può essere trasformato.

-Tu non sei una creazione di Ultron, il mondo degli umani non sta per finire, e la tua unica ricompensa sarà un processo per omicidio multiplo – riassume Jocasta.

-E’ una prova, giusto ? Ecco…questo è dove sono nato…

Il killer si volta di scatto per prendere qualcosa da sotto il bancale, allertando Jocasta che si prepara a stordirlo con una scarica elettrica.

Il killer le mostra una grossa bombola metallica, che i sensori le rivelano essere vuota.

-Ecco. La creazione suprema di Ultron…un gas in grado di trasformare gli umani in macchine. I Vendicatori della Costa Ovest credevano di averlo recuperato dalla missione di Ultron alla Parata delle Rose…ma si sbagliavano. Io ho trovato uno dei recipienti di scorta ed ho avuto la rivelazione quando la mia carne ha iniziato a lasciare il posto allo scintillante metallo. Ho tentato più e più volte di entrare in contatto con Ultron, ma non ci sono mai riuscito…finche non ho compreso. Dovevo dimostrargli di essere degno della macchina. Così ho deciso di attirare la sua attenzione uccidendo tutti i sacchi di carne che usurpano il nome della sua sposa… tutto in nome di Edipo, colui che uccide per generare. Quando gli avessi consegnato gli occhi trasformati in macchine mi avrebbe certamente preso come discepolo…

-Ragazzi. Sto seriamente riabilitando Hannibal dopo ‘sto tizio – commenta Contact passandosi una mano tra i capelli.

-Ascolta… - continua Jocasta, cercando di appoggiare una mano sulla spalle del killer. Ma qualcosa rende il gesto disgustoso.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Jocasta ?

-Il gas ha intaccato il tuo cervello. Parte dell’encefalo si è metallizzata, secondo le mie scansioni. Hai un serio bisogno di cure immediate.

-Jo, ho l’impressione che non ci sia più molto da fare per questo poveraccio. Come avrà fatto uno svitato del genere a trovare una base segreta di Ultron ?

-Mi è stato rivelato in sogno !!!

-Ceeeerto. E Micheal Jackson non si è mai sottoposto a chirurgia estetica.

-Contact, non stai aiutando. Sto cercando di farlo ragionare.

-Auguri. Tanto vale limitare i danni e sbatterlo in prigione. Ehi Ultry, e se il tuo zio di adamantio non avesse ascoltato le tue preghiere ? Che avresti fatto se avesse chiesto più degli occhi ?

-Ultron non è…soddisfatto ? – chiede il killer con sincera preoccupazione.

-Ultron è morto, ed io non sono soddisfatta.

Il killer si allontana rapidamente da Jocasta, gesticolando incoerentemente.

-Lo sapevo ! Lo sapevo ! E’ colpa dei Vendicatori !!! Lo hanno costretto a sterminare la Slorenia, e adesso le cose semplici non gli bastano più ! Ci vuole una strage per farlo smuovere dal suo trono di ossa…ed avrà una strage, allora !!!

-Uh-oh. Non mi piacciono i monologhi da pazzi.

-Cosa hai intenzione di fare ? – chiede Jocasta preoccupata. Sente che il cuore dell’assassino batte con una frequenza allarmante.

-Il gas robotizzante non era l’unica parte del tesoro di Ultron – risponde il serial killer.

-Jocasta, le buone maniere non funzionano più con questo tizio. Chiama i Vendicatori.

-No – risponde risoluta il robot – E’ una questione di famiglia. Ultron è…compiaciuto del tuo lavoro, e vuole parlarti di persona prima della grande strage. Perché non mi segui e…

-Hai detto che Ultron è morto.

-Lo è. Ma tornerà. Torna sempre. Torniamo tutti…

-No, non lo faremo. Il ciclo deve terminare…

Il covo sotterraneo inizia a tremare ritmicamente, ed un graffiante suono metallico si diffonde da ogni direzione. Un vero e proprio sciame di droni invade la stanza, strisciando sul pavimento o attaccandosi al soffitto con i tentacoli.

Contact si avvicina a Jocasta, i cui occhi hanno smesso di brillare di rosso. I droni li circondano, e salgono sulle spalle del killer come animaletti affettuosi.

-E’ stupefacente cosa si può trovare nei magazzini abbandonati – nota con un sorriso innaturale sfigurato dal metallo.

-Ah…Jocasta…questo sarebbe un ottimo momento per quel cannone protonico…

-Contact. Sarò disattivata per cinque minuti. Non. Ucciderlo.

Il corpo del robot si irrigidisce, rilasciando una potente onda elettromagnetica ben oltre i sensi umani di Contact. Riesce comunque a capire cosa sta succedendo, visto che poche altre cose possono spiegare il fatto che i droni iniziano a cadere come mosche nello stesso istante in cui Jocasta “sviene”.

Il serial killer è visibilmente shockato dalla visione del proprio esercito spazzato via come se niente fosse. Poi i suoi occhi disumani fissano quelli di Contact, pieni di rabbia.

-Non è la sua morte che mi preoccupa – commenta l’uomo dal tocco mortale, cercando di indietreggiare sul mare di robot assassini mentre un serial killer con una mano di metallo affilato si avvicina.

 

CONTINUA